Il Rebrut: tristi vicende di cose e uomini

Il Rebrut: tristi vicende di cose e uomini

Alluvione del Rebrut

Il Rebrut: tristi vicende di cose e uomini

Nel settembre del 1956 i due vecchi fratelli scapoli Giovanni e Domenico Fontana, detti "Margiolati", si trovavano nella val delle Viose con alcune mucche e un paio di capre. 

I buoni rustici Margiolati conoscevano assai bene la zona dove avevano il loro maso e dove conducevano una esistenza semplice e laboriosa. Intervistati, raccontavano ciò che loro stessi avevano sentito raccontare dai vecchi. 

Nel 1740 e poi nell' agosto del 1748 il Rebrut aveva accennato a lievi movimenti di terreno. Si potevano osservare fenomeni di trasudamento del terreno, vapori che si sollevavano, al cader delle piogge, dalle sorgenti sulla falda del Pian della Barra. 

Il torrente Vanoi, sul fondo, aveva una pendenza che variava tra il 4 ed il 5 per cento. La portata d' acqua pareva doppia di quella del Cismon. Poco prima del 1800 si poté notare, tra il Pian della Barra e le sottostanti valli di Canais e Rebrut, un distacco della costa. 

Si formò una nuda parete alta dodici metri e le valli di Canais e Rebrut si posarono sulle loro basi. La causa di questo improvviso distacco di materiale non fu solamente il disboscamento disordinato, ma anche l' usanza di deviare le sorgenti sul Pian della Barra per l' irrigazione dei prati; le acque, non scorrendo più nel loro alveo naturale, ma penetrando nel terreno argilloso, provocarono dei crolli nel sottosuolo e, di conseguenza, smottamenti in superficie. 

Nel 1809 venne effettuato un imponente taglio di legname nella val di Canais e nella valle del Rebrut. In val di Canais, privata in tal modo del bosco, si notarono lateralmente i primi distacchi di materiale. Per l' alterazione dell' ordine boschivo naturale, si aprirono altri sfoghi per le acque in quel terreno scisto-argilloso. 

Nella prima metà del mese di ottobre del 1823 le piogge dirottissime provocarono smottamenti e franamenti nella valle del Rebrut. Scaturì una nuova sorgente nella parte alta della valle. Per colpa di questi smottamenti di terreno l' acqua del Vano si sporcò talmente da imbrattare per circa sei mesi anche le acque del fiume Brenta. 

Il Rebrut contribuì a portare distruzioni e rovine anche fuori dalla valle del Vanoi. Tra Ponte Serra ed Arsiè il materiale alluvionale seppellì i manufatti di una chiusa che serviva al mulino Zadra prima di Fonzaso; portò rovine alla campagna ed alle case ai piedi del Monte Faller; andò distrutta la regia strada postale. 

Il 14 ottobre 1823 andarono distrutti il ponte di Arsiè che attraversa il Cismon e il ponte sulla real strada postale di Cismon del Grappa. 

Nella primavera del 1824 parve consolidarsi la valle del Rebrut e le acque correvano limpide nel Vanoi. 

Prima di Fonzaso, per difesa da eventuali altre alluvioni, il governo dovette erigere un riparo in legname lungo cento metri; quest' opera costò 40.000 lire austriache. 

Era piovuto molto nel mese di novembre del 1825; sui monti era anche nevicato, ma il 7 dicembre si avvertì l' aria calda di scirocco. 

Il 13 dicembre del 1825 si verificò un altro violento distacco di materiale dal basso della valle del Rebrut, dai dorsi dei Fondi e dei Mandrizi, Il materiale attraversò il Vanoi e si appoggiò sulla riva sassosa del Fondel e delle Fiamene e si distese per 1850 metri lungo il torrente Vanoi fino a Canale di sotto. La falda del Pian della Barra scese di altri tre metri. 

Si aprì una nuova sorgente sulla costa dei Fondi. L' alveo del Vanoi si alzò di circa 24 metri e si formò un lago. L' acqua usciva dal nuovo lago verso la riva del Fondel delle Fiamene. Il nuovo lago misurava allora 444 metri di lunghezza, 74 di larghezza e 13 di profondità. 

Anche oltre il lago l' alveo del Vanoi si era sollevato di una quindicina di metri. Questo alzarsi del letto di scorrimento del Vanoi portò il livello del torrente a due metri dalle case della frazione Ponte. 

La prima strada da Canale a Caoria era sparita. Con il passare del tempo la nuova strada per Caoria fu ricostruita sempre più in alto. Se prima l' alveo del Vanoi misurava dai 14 ai 16 metri di larghezza, da allora divenne di un' ottantina di metri. 

Fu proposto, per evitare altre rovine, un sistema di briglie lungo la valle del Rebrut e piantagioni di bosco per una spesa complessiva di 120.000 lire austriache. Il progetto sembrò troppo costoso e fu abbandonato. 

Anno 1826: altra alluvione. Il materiale raggiunse le frazioni di Ponte e di Remesori portando distruzione e morte. 

Nella seconda metà del mese di maggio 1826, per agevolare il trasporto di legname della Tognola, i boschieri formarono una "serra" di legname, chiamata "stua", che fu posta di traverso al torrente Valsorda. Nel mezzo una porta avrebbe lasciato fuoriuscire l'acqua, quando questa avesse raggiunto il livello desiderato. 

Il passaggio del legname iniziò il 19 maggio, ma l' acqua impetuosa trasportò altro materiale sopra le rovine di Ponte e sulla collina della chiesa di Canale; essa superò il riparo a cassone di fronte alla chiesa. La pioggia cadde a dirotto i giorni 27 e 28 maggio; il giorno 30 si staccò dal monte molto materiale ed occupò una parte della valle del Rebrut. 

L' acqua del Vanoi si avvicinava e minacciava Canale di sotto. Materiale franato raggiunse la confluenza con il torrente Cismon. 

Il governo del Tirolo, a conoscenza dei nuovi fatti, diede disposizioni per la difesa della chiesa e dell' abitato di Canale. Sotto la direzione dell' ingegner Bassi e del sovrintendente Negrelli, nel mese di giugno iniziarono i lavori. 

Si deviarono le acque sorgive del Rebrut nella valle Stizzi ed altre nella val Canais, con canali di legno scavato, posti su cavalletti e puntelli. Altri condotti della falda del Pian della Barra consistettero in tre cunette selciate poste su terreno solido. 

Nel mese di agosto del 1826 si passò all' opera di protezione del colle della chiesa; accorsero molti volonterosi dalla valle di Primiero. Furono costruiti cinque scaglioni lunghi 250 metri, formati da palafitte, alla distanza di quattro metri e mezzo. 

I pali di legno, lunghi 9 metri e con diametro di 27 centimetri, penetravano nel terreno per tre metri e mezzo. Gli scaglioni vennero rafforzati con un robusto parapetto di assito. Tra il parapetto ed i pali di schiena venne posta una fascinata legata con trecce metalliche assicurate a paletti e caricata con ciottoli. 

Solo per poco tempo queste opere resistettero. Nella piena del 20 settembre 1829 la chiesa ed i Pianazzi vennero distrutti e scomparvero come fuscelli le imponenti opere di difesa. Che delusione per la buona ed operosa gente di Canale. 

Ci furono poi anni tranquilli e di assestamento; il Vanoi non faceva più il cattivo e anche il Rebrut si calmò. Nelle vaste zone devastate crescevano piante e fiori. Il rimboschimento le rendeva più belle; ritornava il verde nelle valli di Canais, Rebrut, Stizzi e Viose. 

Ma nell' anno 1882 finì la tranquillità e le speranze di rinascita scemarono. 

Ci furono nuove inondazioni; il lago aumentò fino a raggiungere la lunghezza di 1700 metri, la larghezza di 400 e la profondità di 20. 

Presso i laghetti della Cia la pioggia provocò una grossa frana che formò un piccolo lago, ma lo sbarramento naturale alluvionale cadette e l' acqua precipitò irruente su Caoria, rovinò parecchie case ed il tutto si riversò nel lago che non resse. 

L' irruenza della fiumana aprì un solco profondo una ventina di metri e l' acqua del lago scese violentemente verso Canale provocando, ancora una volta, immensi danni, portando via il ponte e la segheria sulla strada per Ronco. Somma fu la desolazione nei poveri e provati Canalini. 

Il Lago Nuovo scomparve e la valle assunse un aspetto diverso.

 

Testo tratto da "La Valle del Vanoi" di Ferruccio Romagna